André Derain. Sperimentatore controcorrente, in mostra a Medrisio

Il Museo d’arte Mendrisio ospita, dal 27 settembre 2020 al 31 gennaio 2021, un’ampia retrospettiva dedicata all’artista francese André Derain. Protagonista della grande rivoluzione artistica di inizio del XX secolo, pittore, scultore e grande appassionato di teatro, amico di Picasso, Matisse, Braque e Giacometti, Derain è stato un’icona, dimenticata, dell’arte del Novecento. 

Realizzata in collaborazione con gli Archivi André Derain e grazie ai prestiti di alcuni prestigiosi musei francesi, la mostra André Derain. Sperimentatore controcorrente raccoglie 70 dipinti, 30 opere su carta, 20 sculture, 25 progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche per ripercorrere la creatività vulcanica e l’attività poliedrica di questo importante protagonista dell’arte moderna.

André Derain. Sperimentatore controcorrente. Un’artista poliedrico che ha attraversato e plasmato le Avanguardie dei primi del 900

Ispiratore e precursore di molte delle maggiori correnti della pittura moderna e contemporanea del 900, erede dell’Impressionismo, Derain insieme a Matisse, tra il 1905 e il 1910, è stato l’iniziatore della pittura Fauve, il gruppo dei Selvaggi, nome che nasce dai vivacissimi e infuocati colori che caratterizzavano le loro opere. A partire dal 1910 inoltre, per diversi anni l’artista ha collaborato con Picasso, stringendo un’amicizia durò fino agli anni Trenta. Fu Derain a introdurre Picasso nel mondo dell’arte africana e sempre con Derain Picasso mosse i primi passi verso il Cubismo. 

Per anni André Derain visse e lavorò vicino a Braque, nel quartiere di Parigi della Ruche, dove Braque apprezzò molto il Primitivismo di Derain e dove quest’ultimo guardò con interesse al moderno classicismo di Braque.  Tra gli anni Venti e gli anni Trenta, alla fine, Derain abbandonò la pittura d’avanguardia per tornare a uno stile più classico e personale; scelta che fu duramente criticata dai suoi contemporanei che lo accusarono di essersi rifugiato in una dimensione nostalgica della tradizione, inaridendo il suo incontestabile talento.

Caduto in disgrazia dopo la seconda Guerra Mondiale, Braque fu l’unico dei suoi vecchi amici ad aiutare Derain nei momenti di difficoltà ed insieme a lui anche Alberto Giacometti. L’artista svizzero amava particolarmente l’opera di Derain, legato alla pittura figurativa, ma capace di cambiare stile sempre rifacendosi alla tradizione dell’arte antica, tanto da aiutare i familiari a salvare decine di sculture di Derain, alla morte dell’artista.

Nell’ultima fase della sua vita Derain è sempre più isolato, e non basta una mostra postuma al Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1954 (anno della sua scomparsa) per riportare l’attenzione della critica dominante sulla sua opera, di cui è apprezzato solo il primo periodo avanguardista. Per una vera rivalutazione dell’artista bisogna aspettare fino a quando la sua complessa e apparentemente contraddittoria avventura artistica viene riletta da una prospettiva critica postmoderna e non più soltanto all’interno di una visione evolutiva dell’arte scandita dal succedersi delle tendenze moderniste. Importante in questo senso è stata, in particolare, la grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1994-95) intitolata significativamente Le peintre du trouble moderne.

Leggi anche: PRIMA, DONNA. GLI SCATTI DI MARGARET BOURKE-WHITE A MILANO