Pirelli HangarBicocca ospita, dal 3 aprile al 15 settembre, Remains, la prima grande mostra personale di Sheela Gowda in Italia. Un’opportunità unica per scoprire nei monumentali spazi delle Navate vent’anni di lavoro di quest’artista di origine indiana che ha saputo fondere tecniche, forme, cromie e materiali sconfinando in un’espressività sia astratta che figurativa in linea con gli esiti e le ricerche internazionali.
Un’ampia selezione di opere realizzate dal 1996 a oggi, tra cui installazioni e sculture site-specific oltre a stampe e acquerelli, sarà esposta accanto a una nuova produzione realizzata appostimente per la mostra. Opere di Sheela Gowda che fanno parte delle collezioni delle più importanti istituzioni internazionali, fra cui Tate Modern, Londra; MoMA – The Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Walker Art Center, Minneapolis; Van Abbemuseum, Eindhoven e Kiran Nadar Museum, Nuova Delhi.
Sheila Gowda, Remains: astrazione che non si limita a una scelta stilistica, ma che comunica significati e favorisce molteplici letture
Da sempre Sheela Gowda sviluppa la sua pratica attraverso un intenso dialogo e scambio tra le tradizioni artistiche locali e le forme d’arte internazionali. “Remains” riunisce installazioni realizzate da Sheela Gowda in diversi periodi del suo percorso artistico e caratterizzate da materiali e dimensioni differenti, oltre a una selezione di opere figurative come Sanjaya Narrates (2014), serie di acquerelli su carta, tecnica utilizzata occasionalmente dall’artista negli ultimi anni.
Il progetto espositivo in Pirelli HangarBicocca sottolinea la poetica e il significato politico dell’opera di Gowda, la cui pratica scaturisce da uno sguardo ricettivo e approfondito sul mondo, e dalla consapevolezza del valore simbolico e comunicativo dei materiali, degli oggetti e degli scarti. La selezione delle opere in mostra rivela inoltre il costante lavoro dell’artista nella definizione della forma intesa come modalità di trasformazione dei significati.
Come ha spiegato la stessa artista: “Un’opera è il risultato di una decisione, di una scelta. Se è vero che il mio lavoro nasce da contesti specifici, tuttavia la natura ultima di un’opera è modellata sulla base dell’astrazione; un’astrazione che non si limita a una scelta stilistica, ma il cui intento è comunicare significati e favorire molteplici letture”.
Elemento centrale della sua pratica è inoltre la dimensione della liturgia, un rituale di trasformazione legato a un processo marcatamente performativo di manipolazione della materia e di confronto e relazione con questa. Attraverso la sua opera, Sheela Gowda ridefinisce il pathos in senso ampio, in un’indagine che ha a che fare con i sentimenti e l’affetto, la condizione relazionale tra gli oggetti, la loro raison d’être e la loro stessa natura: un “momento di incontro” che non va inteso come spazio temporale, ma come una forza capace di unire un insieme di circostanze.